Nel mese di novembre tradizionalmente la gente ladina svolgeva alcuni particolari lavori in previsione dell’inverno: raccogliere la legna da ardere, preparare i crauti, tosare le pecore e iniziare a filare la lana. Nelle case venivano chiamati a giornata, il calzolaio e la sarta.
L’autunno era anche la stagione in cui il duro lavoro dell’estate veniva ripagato. Era questo il periodo dell’anno in cui si raccoglievano i frutti di tutte le fatiche. Il fieno prodotto in alta quota veniva portato a valle e sistemato nei fienili accanto alle stalle. La legna raccolta nei boschi veniva accatastata accanto alle case e alla stalla, pronta per essere utilizzata. Dall’ orto si raccoglievano i cavoli che poi diventavano crauti da consumare come contorno in inverno. I cavoli venivano tagliati a listarelle sottili e posti insieme a spezie e pezzi di mele all’interno di botti dove lo zucchero per fermentazione si convertiva in acido lattico. Un alimento ricco di vitamine e con poche calorie che diventava il contorno ideale della cucina contadina spesso ricca di grassi animali. Le patate venivano messe al buio in una cantina per essere consumate durante i mesi invernali. La carne di maiale veniva appesa e affumicata per conservarsi per lunghi periodi. Sempre in autunno si tosavano le pecore e dalla lana si ricavavano i filati per la lavorazione di maglie e abiti pesanti. Un lavoro svolto dalle donne che spesso si riunivano in gruppo per raccontare storie e cantare insieme durante quest’attività.
