La storia “vera” di Maddalena de Valantin da Val, regola di Vigo, raccontata da Ursina e Dorothea. Questa donna è passata dalla storia alla leggenda come la più malvagia e potente di tutte le streghe fassane: la strega Pilatona, portata al rogo a Bressanone in un paiolo di rame.
Nella realtà ebbe il torto di essere benestante, avendo sposato in seconde nozze l’oste di Pozza, Gregorio Pilat. Perciò negli atti è citata spesso come Maddalena Pillatin. Il suo è uno dei processi più corposi ed inquietanti tra quelli conservati negli archivi. La sua vicenda storica è riferita nel romanzo “I Misteri del Cjaslir” in controluce rispetto alla trama portante.
Già nel 1617 erano sorte dicerie nei confronti dei due tenutari della locanda, sita a Pozza nei pressi della casa De Rossi (oggi strada Dolomites). Si riteneva che la loro ricchezza provenisse dal possesso di mezzi magici: “semenze di felce”, un gomitolo di filo che “fioriva” prodigiosamente, e soprattutto delle strane “pope” (bambole), simulacri diabolici che a richiesta fornivano denaro in abbondanza. Un vero e proprio “Patto col Diavolo” che portava denaro e fortuna, in cambio dell’ anima. Allora a tali dicerie le autorità non diedero credito, ma dieci anni dopo i due non ebbero scampo.
Ripetutamente torturata, Maddalena resistette fino allo strenuo. Prima nega, ammette e ritratta, infine capitola e confessa ogni sorta di delitti. In uno dei primi interrogatori gli chiedono di quando era sposata a Soraga col primo marito, dal quale aveva due figli: gli chiedono conto del figlio più piccolo, Antonio, che era morto o scomparso in circostanze strane. Non sono domande di circostanza: qualcuno sospetta un infanticidio per mano delle streghe. Gli atti registrano freddamente la reazione di Maddalena: la donna si batte ripetutamente il ventre. Anche Dorothea de Freina ha perduto un bambino, neonato per giunta, avuto da nubile con un uomo sposato. L’ ideale per un sacrificio rituale: le streghe – secondo il Malleus maleficarum – ne mangiavano le carni durante i loro ritrovi notturni, e ne bollivano le ossa per ricavare l’unguento necessario per i loro sortilegi. Dorothea sa, conosce quel dolore indicibile di madre, e conosce il peso di quelle infamanti accuse. E allora racconta. Racconta la “vera” storia di Maddalena de Valantin, detta la Pilatona. Se questa è una strega…
Il testo integrale è possibile leggerlo nel libro “I Misteri del Cjaslir”.
