Un mese di guerra in Ucraina ha fatto letteralmente impazzire i prezzi delle materie prime.
Dal petrolio, aumentato di un quarto, al grano, balzato addirittura a +53% con effetti a valanga su famiglie e imprese.
Esplose anche le quotazioni degli alimenti destinati ad animali per produrre latte e carne: +30% per la sola +11% per il mais con accaparramenti e speculazioni a livello internazionale.
Le stime sono state fatte da Coldiretti in relazione allo sconvolgimento dei mercati internazionali di cibo ed energia.
In un Paese come l’Italia, dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada, l’andamento dei prezzi di benzina e gasolio si ripercuote sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori.
Preoccupato il presidente trentino Gianluca Barbacovi: l’agricoltura – ha dichiarato – deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua rispetto all’anno precedente. A rischio coltivazioni, allevamenti e industria di trasformazione nazionale.
Tanto più considerato che l’emergenza è destinata a durare, visto che l’Ucraina ha annunciato che, per effetto della guerra, in primavera riuscirà a seminare meno della metà della superficie a cereali, per un totale di 7 milioni rispetto ai 15 previsti prima del conflitto.
Tra le misure suggerite dalla Commissione europea per alleviare l’impatto delle quotazioni elevate – evidenzia Coldiretti – c’è il via libera alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno in Italia, oltre alla possibilità per gli Stati membri di applicare aliquote ridotte dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) sugli alimenti.
