In Trentino la situazione degli organici dei Pronto soccorso è drammatica.
In totale a fronte di una necessità di 122 medici, quelli effettivi in servizio sono 85; manca dunque quasi il 30% di camici bianchi. A soffrire di più la carenza di medici sono i due ospedali principali: Trento e Rovereto, con il Santa Chiara che sicuramente vive la situazione più difficile. A fronte di una necessità di 28 medici in servizio ce ne sono 17 (meno 40%), di 82 infermieri ce ne sono 74 (meno 10%) e di 40 Oss ce ne sono 34 (meno 15%).
Non va meglio al Santa Maria del Carmine di Rovereto dove manca la metà dei medici, sette sono i medici dipendenti, otto a gettone ovvero liberi professionisti pagati a turno.
Più o meno in linea con le esigenze di servizio invece l’organico di infermieri e oss.
Nei primi cinque mesi dell’anno, dall’1 gennaio al 31 maggio, Trento ha dovuto gestire 35.116 accessi al pronto soccorso (di cui 1.065 codici rossi su un totale provinciale di 1.871) con una media di 232 accessi al giorno, a Rovereto la media giornaliera è pari a 114, a Cles 62, a Cavalese 53, ad Arco 45, a Tione 31 e a Borgo 30.
L’assessora Segnana ha ammesso che la situazione è complicata, ha poi aggiunto che la giunta ha lavorato alla scuola di medicina proprio per affrontare gli anni a venire.
Ai concorsi partecipano tanti candidati, ma le rinunce sono tante.
Per cercare di arginare almeno in parte il problema si sta pensando di affidare il servizio a cooperative private di medici.
