Nuova giornata di ricerche, la terza, sulla Marmolada dopo il seracco di ghiaccio che domenica si è staccato travolgendo, ad una velocità di 300 km orari, tutto ciò che ha trovato lungo il suo passaggio, anche gli alpinisti che stavano salendo in vetta, lasciando una drammatica scia di morte e devastazione.
Sono ripresi questa mattina i primi sorvoli degli elicotteri e anche dei droni dotati di termocamere per cercare di individuare qualsiasi reperto, che sarà fotografato e recuperato velocemente dai soccorritori. Il pendio della Marmolada è monitorato giorno e notte ma sono possibili solo recuperi in superficie, perché è impossibile scavare: la massa di neve si è talmente consolidata “che non si può incidere nemmeno con un piccone”, come ha spiegato il Corpo nazionale del soccorso alpino.
A causa del pericolo di ulteriori crolli la zona è stata interdetta e nessun soccorritore può salire sulla montagna a piedi.
13 i dispersi e le possibilità di trovarli ancora in vita sono ormai pochissime.
Tra loro dieci sono italiani e tre di nazionalità ceca. Due i trentini che mancano all’appello: Davide Carnielli 30 anni di Fornace e Liliana Bertoldi, 54, di Levico.
Le autorità stanno ancora accertando la proprietà di quattro delle 16 auto parcheggiate nei pressi dei sentieri che portano al ghiacciaio che hanno targhe straniere, una tedesca, due ceche e una ungherese.
Sono sette al momento le vittime accertate della valanga, di queste tre sono state identificate e formalmente riconosciute dai parenti. Sono tutte e tre della provincia di Vicenza.
Le ricerche come detto continuano. Si è alzato in volo l’elicottero della Guardia di Finanza attrezzato con il sistema ‘Imsi Catcher’, per intercettare i segnali dei cellulari accesi. Sono in corso anche le indagini tecniche dei glaciologi della
Provincia di Trento, mentre è confermata la chiusura dell’area con ordinanza del sindaco di Canazei, Giovanni Bernard.
La procura di Trento ha aperto un fascicolo di inchiesta per disastro colposo.
