I princìpi dell’autonomia trentina affondano le loro radici nel Medioevo: già all’epoca dei Principi Vescovi, infatti, il Trentino godeva di un particolare status politico-amministrativo. Sul territorio esistevano tutta una serie di istituzioni che possono essere considerate le palestre dell’autonomia di oggi: Regole, Usi Civici e Magnifiche Comunità che amministravano la vita quotidiana dalla popolazione.
L’autogoverno, dunque, è un’attitudine coltivata nei secoli, unita al rispetto e alla valorizzazione delle diversità e delle minoranze linguistiche che abitano le montagne e le valli del Trentino: quella ladina, che abita gran parte dell’area dolomitica, e quella delle piccole comunità germanofone, i Mocheni della Valle del Fersina e i Cimbri dell’Altopiano di Luserna.
E se, dal punto di vista socio-culturale, l’autonomia trentina si è costruita nei secoli, è stato il Novecento a plasmarne la struttura attuale: prima con l’accordo Degasperi-Gruber del 1946 e la nascita dell’autonomia regionale, poi con il secondo statuto di autonomia del 1972, che ha di fatto creato le due province autonome così come le conosciamo
