A Trento è arrivata la testimonianza di Gemma Calabresi Milite, vedova del commissario Luigi
Calabresi, assassinato da alcuni esponenti di Lotta continua nel 1972.
A pochi giorni dalla sentenza della Cassazione francese che conferma il rifiuto dell’estradizione di dieci ex terroristi italiani, tra cui Giorgio Pietrostefani, tra i responsabili dell’omicidio del commissario Calabresi, la donna ha incontrato gli studenti dell’Istituto Arcivescovile di Trento e ha spiegato che le motivazioni della sentenza “ci offendono” si legge infatti che è assurdo mettere in carcere delle persone perché oggi loro si sono rifatte una vita e hanno una famiglia. Questo vuol dire che le nostre famiglie contano di meno.
Forse doveva essere diversa la motivazione, con più rispetto per chi ha sofferto”. Nonostante questo, ha detto la vedova riprendendo i concetti che ha espresso nel libro ‘La crepa e la
luce’, “oggi prego perché i responsabili della morte di mio marito abbiano pace nel cuore. Il perdono è proprio un dono, lo dice anche la parola. Quando riesci lo dai, e lo dai con il
cuore”.
