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VALLE DI NON: STUFE A PELLET ACCESE TRA I FILARI CONTRO LE GELATE

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Le gelate improvvise mettono a rischio le ciliegie. In Val di Non si accendono stufe tra i filari. Dopo diverse settimane di clima mite, il crollo repentino delle temperature rappresenta un grave pericolo per la frutticoltura trentina. E così, i contadini hanno distribuito nottetempo stufette a pellet per tenere al caldo le piante. Un lavoro complesso, ma che si sta rivelando decisamente efficace.
Il metodo – sperimentato e messo a punto a partire dal 2017 dalla Fondazione Edmund Mach, storico istituto per lo sviluppo della ricerca scientifica in campo agrario – si rivela particolarmente utile per le ciliegie, molto sensibili agli sbalzi termici, soprattutto per la varietà Kordia, la più coltivata fra le colline trentine. L’accensione delle ‘stufette’ viene effettuata poco prima di raggiungere le temperature critiche. E fa solitamente seguito alla collocazione di teli che aiutano a non disperdere il calore, aumentando l’efficacia dell’intervento. Un lavoro tutt’altro che semplice per i contadini, che devono agire con rapidità nel cuore della notte e posizionare un numero elevato di stufe per ettaro. Ma d’altro canto, le gelate tardive possono mettere a repentaglio la produzione, oltre che la capacità di resistenza delle piante per gli anni a venire. E rischiare di perdere il raccolto di un intero anno è un pericolo che un territorio vocato come pochi alla frutticoltura non può permettersi.