Compito non facile, alla sala comunale di Lases, per Pasquale Borgomeo, candidato sindaco unico del comune commissariato dopo l’inchiesta Perfido che ha rivelato infiltrazioni ‘ndranghetiste nel settore del porfido cembrano. A soli 4 giorni dal voto di domenica, l’ex dirigente della sezione autostradale della Polizia ha presentato la sua squadra, cercando di vincere le diffidenze del paese per puntare al raggiungimento del quorum, unico ostacolo per la sua elezione. La serata è iniziata con la contestazione del Coordinamento Lavoro Porfido, che ha appeso dei cartelloni all’ingresso del Municipio con le scritte “Mafia? Silenzio!”, “No al negazionismo mafioso”, ed un telo con stampati i volti dei giudici Falcone e Borsellino e la didascalia “le loro idee camminano sulle nostre gambe”. Un gesto polemico in particolare verso le dichiarazioni di uno dei 9 candidati, Paolo Molinari, vicesindaco in pectore finché non ha rilasciato a IlT Quotidiano delle sconcertanti dichiarazioni per cui la mafia starebbe solo al Sud e il Coordinamento avrebbe ucciso la comunità e terrorizzato il territorio con il suo rivolgersi alla Procura e chiamare in Trentino Nicola Morra, ex presidente della commissione nazionale antimafia, dichiarazioni a cui Borgomeo ha replicato dichiarando l’intenzione di espellerlo dal partito subito dopo il voto (essendo determinante la sua presenza per mantenere i numeri necessari allo svolgimento della consultazione). Dopo un breve battibecco fuori dal Municipio, la serata ha preso il via in una sala gremita, fatto non scontato data la possibilità – sulla carta – che in pochi si presentassero ad appoggiare la lista “calata dall’alto”, anche solo con la propria presenza. E invece ha prevalso quantomeno la curiosità per quel che Borgomeo avrebbe detto, ovvero ribadire il proprio spirito di servizio e presentare uno scarno programma fatto dell’intenzione di verificare i conti comunali, sbloccare i lavori già appaltati come la rotatoria all’inizio del paese, investire sulla sicurezza stradale cercando di portare una pattuglia di vigili urbani almeno un paio di mattine a settimana. Tutto è filato liscio finché non si è passati alle domande dalla sala e non è stato il turno di Walter Ferrari, del Coordinamento Lavoro Porfido, il quale ha fatto una serie di contestazioni al candidato sindaco, riassumibili nelle accuse di non conoscere dinamiche e intrecci incancreniti che sono deflagrati con l’inchiesta Perfido (e aver ricevuto l’endorcement di personaggi vicini al sistema di potere precedente), di presentare una lista raffazzonata (presenti, in effetti, solo 4 candidati su 9) con esponenti pescati nel bacino politico dai consiglieri provinciali che hanno spinto per la nascita di “Insieme per Lona-Lases”, e di proporre – in sostanza – un uomo solo al comando (un “podestà”, lo ha definito Ferrari) più o meno velatamente alle dipendenze di politici a cui farebbe comodo, in prospettiva elettorale provinciale, poter dichiarare di aver risolto la questione Lona-Lases. Contestazioni a cui Borgomeo – riposto il fioretto e sguainate la spada e la “cazzimma” maturata negli anni di servizio a Napoli nei cosiddetti “falchi”, i poliziotti in motocicletta in prima linea scontro la camorra – ha risposto punto per punto, rivendicando come punto di forza la propria estraneità ai marciumi locali, ricordando l’appoggio trasversale all’operazione dai partiti provinciali (con l’unica eccezione di Alex Marini del Movimento 5 Stelle), sottolineando – curriculum alla mano – la propria incorruttibilità (e svelando anche di aver rifiutato persino l’offerta di poter disporre di volantini per la campagna elettorale, pur di non essere in debito con nessuno), rimarcando con forza la propria autonomia (“io sono un uomo delle istituzioni, se la massima autorità provinciale – il presidente – mi chiama, io dico Signorsì, ma poi non prendo ordini da nessuno, anche perché so bene – da ufficiale di polizia giudiziaria – di dover rispondere personalmente delle mie scelte alla magistratura”), e respingendo con grande fermezza la definizione di “podestà”: “se lei mi dà del podestà, mi sta dando del fascista, ed è un reato” – ha dichiarato, facendo vagamente aleggiare un proposito di querela per diffamazione. Ma ha ripreso anche il fioretto, il candidato sindaco, quando ha riconosciuto il grande lavoro fatto dal CLP, di supporto al lavoro della magistratura. Sui candidati della sua lista – ha concluso Borgomeo, dopo aver strappato anche due applausi, seppur non unanimi – “non siamo amici, ci siamo conosciuti 25 giorni fa, proprio per questo ci controlleremo l’un l’altro e questo sarà un’ulteriore garanzia per voi”. A conclusione della serata, ha preso la parola Roberto Paccher, esponente leghista ma anche figura trasversale quale Presidente del Consiglio Regionale, arrivato in ritardo proprio per i lavori dell’Assemblea, che ha ribadito la necessità che ha avuto la politica di intervenire dopo 3 commissariamenti consecutivi: “nessuna intenzione di imporre un governo, la nostra è stata una proposta per superare l’impasse, dal momento che nessun altro si è presentato, abbiamo trasversalmente ritenuto necessario prendere l’iniziativa e proporre figure competenti e di garanzia, ora saranno i cittadini a scegliere democraticamente alle urne se vogliono un sindaco o un commissario”. Si vota solo domenica, dalle 7 alle 21. Mettere nell’urna schede bianche o nulle concorrerà al raggiungimento del quorum, ha ricordato il CLP nel suo 71esimo comunicato, distribuito in sala, sulla presunta inutilità di “un voto senza scelta”.
