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IN 3MILA PER ALTERFESTIVAL

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Chiuso con grande soddisfazione il quinto festival dell’Informazione indipendente a Trento – memorial Gulietto Chiesa, più di 30 ospiti da tutta Italia e da ogni provenienza politica, assegnata la prima edizione del premio Giulietto Chiesa a Julian Assange e il primo premio “Uniamoci Trentino al giornalismo indipendente e coraggioso” ad Angela Camuso. Trasversale il parterre di ospiti, più di 30, da Carlo Freccero a Marcello Foa, da Nicolai Lilin a Massimo Mazzucco, dal vignettista Vauro Senesi al fotoreporter Giorgio Bianchi e tanti altri, con VisioneTV e Radio Radicale che hanno trasmesso la diretta integrale dei due giorni di festival (rivedibile sul canale Youtube di VisioneTv). “Non siamo contro, siamo altro” – hanno sottolineato i presidenti di Alterfestival e Uniamoci Michele Luscia e Laura Tondini – “rifiutiamo di chiuderci in ghetti a compartimenti stagni, destra contro sinistra, bianchi contro neri, etero contro omosessuali, mainstream contro informazione alternativa. Dividersi fa solo il gioco di chi, da millenni, applica il principio <>. Noi invece siamo certi che <>, quando il popolo si unisce oltre gli steccati, può intralciare anche i piani delle élite transnazionali che governano fondi di investimento come Black Rock, Vanguard, State Street che muovendo budget superiori al PIL della quasi totalità degli stati del mondo, ne dettano anche le direzioni politiche, economiche e sociali. Noi non vogliamo vivere in un mondo dove le macchine prendono il posto dell’umanità e telecamere e intelligenze artificiali registrano e prevedono ogni nostro passo, azzerando ogni spazio di opposizione e rivendendo i nostri dati a società che li sfruttano commercialmente senza chiederci alcuna autorizzazione, mentre censurano le opinioni divergenti sui social network oltre che sui media dove già domina da anni il cosiddetto PUD, Pensiero Unico Dominante, per cui o ti adegui, o sei un terrapiattista putiniano novax che vuole uccidere la nonna. Troviamo inaccettabili menzogne e limitazioni delle libertà personali e costituzionali profuse negli ultimi anni in nome di una presunta “sicurezza”, un gioco al controllo che vediamo procedere spedito dal 2011, quando con la scusa del terrorismo islamico sono spuntati, ad esempio, i primi scanner negli aeroporti, che dovevano essere una misura temporanea e invece permangono anche oggi. Troviamo sconcertante che i media tacciano e la magistratura non si muova dopo le rivelazioni sulla gestione della pandemia fatte da alcuni dei giornalisti presenti al Festival, che hanno mostrato le mail tra Aifa e Istituto Superiore della Sanità, in cui si occultavano consapevolmente gli effetti avversi vaccinali pur di non intralciare la campagna dettata non dalla proclamata “scienza” ma dalla politica, persino quando a rischiare erano i cittadini più fragili e addirittura i neonati. Quando si cede un pezzo della libertà o un diritto in nome della presunta sicurezza, il percorso è irreversibile. Ci vogliono decenni di lotte per recuperarli. Non è il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli, le prime vittime, fagocitate dal virtuale mentre, come ha detto Giorgio Bianchi, <> nella vita reale, si arrendono passivamente ad ogni peggioramento delle loro condizioni. C’è un mondo, là fuori, fatto di persone vere che si incontrano, pensano, condividono e hanno tutta l’intenzione di rendere la vita difficile a chi ci vuole silenziosi robot-schiavi, destinati allo sfruttamento e alla povertà fino a che, una volta diventati improduttivi, cercherà di spingerci al suicidio “per il bene della comunità. Orwell ci ha avvisati nel suo profetico libro 1984. Sta a noi capirne la lezione”.