La casa rurale mòchena è tradizionalmente circondata da terreni in proprietà e comprende un edificio di abitazione con stalla e fienile annessi oppure separati.
Le terre afferenti al maso variano a seconda dei casi da pochi ettari a più di 20, costituiti da campi, prati e da boschi.
Il Filzerhof è attualmente costituito da un grande corpo centrale comprendente l’abitazione e la stalla per gli animali domestici. Annesso un piccolo edificio adibito alla conservazione del latte, der kasèll, de milchhitt. Nei pressi vi sono l’orto e tutt’intorno prati.
Grazie ad alcuni documenti, è stato possibile ricostruire la nascita e l’evoluzione del Filzerhof.
Il documento di fondazione è del 1324: il Signore del Castello di Pergine affida l’appezzamento denominato “ad Schaletas” ad un colono con il compito di renderlo coltivabile e di costruirvi la propria abitazione.
Nel 1338 il maso viene affidato a Freidank e per questo, a partire dalla generazione successiva, il maso riceverà il nome di Freidankhoff che manterrà con poche variazioni fino al XIX secolo.
Nei secoli successivi l’investitura viene concessa alla famiglia Marchel che ha possedimenti nei masi vicini e poi la famiglia Laner detta Filzer, proveniente da Fierozzo S. Francesco.
È questa famiglia che, grazie anche ai frutti del commercio ambulante esercitato nell’Impero nella seconda metà del Settecento, conferirà l’aspetto strutturale attuale all’edificio centrale e allargherà le proprietà.
Dal XIX secolo il maso viene sempre più indicato come Filzerhof.
Le vicende, peraltro comuni ad altri masi della comunità mòchena, portano nel caso del Filzerhof ad una pressoché inalterata trasmissione di gran parte delle proprietà fino al 1967, data nella quale scompaiono gli ultimi eredi della famiglia che non hanno avuto discendenza diretta.
Il maso con gli anditi attorno e l’orto, è stato acquistato nel 1992 dall’allora Kulturinstitut Bersntol Lusern.
La struttura dell’edificio e l’origine degli spazi interni è rimasta pressoché intatta fino ai giorni nostri, così da poter rappresentare un valido esempio di residenza tradizionale.
L’allestimento si propone di dimostrare il sistema di vita tradizionale rispettando la fruizione originaria dei locali che sono arredati in parte con manufatti originari del maso, in parete con manufatti provenienti da altre abitazioni.
Prima dell’apertura al pubblico avvenuta nel 1998, il maso è stato parzialmente restaurato, grazie anche alla disponibilità in loco di artigiani in grado di riproporre un restauro fedele con l’utilizzo delle tecniche e dei saperi tradizionali. In particolare, si ricorda l’impegnativo lavoro di ricostruzione totale della copertura del tetto con le schintln, le piccole assicelle in larice fatte a mano una ad una.
