Due campionati olandesi, tre campionati italiani consecutivi con l’Inter e due con il Milan – l’ultimo nel 2022 – un campionato spagnolo, una Coppa del mondo per club (2009) con il Barcellona, quattro campionati francesi consecutivi (dal 2012-2013 al 2015-2016), l’Europa League (2016-2017) con il Manchester Utd e molto altro, nel palmares di Zlatan Ibrahimovic, “Ibracadabra” per la capacità di fare in campo magie che – ha spiegato in un teatro Sociale gremito per il Festival dello Sport – partivano dalla testa, dalla voglia di sorprendere e confermarsi il migliore di tutti. Amato dai suoi tifosi quanto odiato dagli avversari, Ibrahimovic non si è risparmiato, raccontando di quando – da piccolo – andava al campetto solo per la passione del pallone, nonostante tutti gli dicessero che era scarso, e poi tutta la carriera in Italia, Spagna, Francia, Inghilterra, la morte del manager Mino Ràjola – che a inizio carriera quando gli chiese: “vuoi diventare più forte o più ricco?” alla risposta “il più forte” gli rispose: “bravo, così diventerai anche ricco”.
Tante le battute: sugli esordi: “dopo 3 anni di esperienza li ho battezzati tutti”; sul campionato italiano, dove per un attaccante conta più il gol che il lavoro di squadra: “quando lo capii, dissi a Trezeguet: aspetto anch’io avanti adesso”; il contratto a Parigi, dove pur di non trasferirsi aveva messo clausole assurde e Rajola gli chiese: “vuoi anche una bicicletta?” “metti anche bicicletta”; la voglia di confermarsi a 35 anni in Inghilterra, quando tutti gli consigliavano di non mettere a rischio quanto fatto fino ad allora: “preferisco camminare su fuoco che su acqua, solo io posso farlo”. Dopo il talk al sociale, Ibra si è concesso generosamente a foto e autografi per i tifosi e anche alle domande dei giornalisti, non svicolando nemmeno sul caso scommesse che ha travolto fra gli altri Sandro Tonali, suo ex compagno di squadra: “dipende se ha scommesso sul calcio o giocato a black jack, è molto diverso, se soffre di ludopatia va aiutato”.
