In dieci anni in Trentino hanno chiuso circa duecento, su duemila, negozi di alimentari. I dati sono stati presentati questa mattina da Fida Trentino, la federazione italiana dei dettaglianti alimentari. “Assistiamo a dinamiche diverse – spiega in una nota il presidente Nicola Ribaga – per i centri cittadini principali e per le valli. A livello complessivo, sono diminuiti i negozi ed è aumentata la superficie media di vendita”.
Da una rete capillare si va verso una concentrazione di superfici nei cinque comuni più popolosi della provincia. Questo andamento non riguarda soltanto l’economia ma più in generale la società: abbiamo toccato con mano durante la pandemia che cosa significa avere i negozi chiusi, o a ranghi ridotti. La pandemia ha accelerato una serie di evoluzioni già presenti nel settore: si cerca di ricorrere alle economie di scala; su questo fronte i piccoli negozi non possono competere ma gli esercizi commerciali di valle sono veri e propri presidi di comunità, multiservizi che tengono viva una comunità ed un territorio.
Chiediamo la riproposizione del credito d’imposta e l’azzeramento degli oneri di sistema per i prodotti energetici che, seppur meno dell’anno scorso, pesano ancora molto sui bilanci.
Da parte sua la Fida è impegnata su più fronti per offrire agli associati strumenti e opportunità di crescita. Uno di questi è senz’altro quella della formazione e della conoscenza che sono strumenti essenziali anche per le nostre imprese ha concluso Ribaga.
